Tra le abitudini più curiose dei berlinesi c’è quella di affibbiare nomignoli a luoghi noti e meno noti della loro città. Così la biblioteca di Babel Platz diventa “il comò”, la fontana progettata da Christian Gottlieb Cantian davanti all’Altes Museum è la “scodella per la zuppa”, e la Haus der Kulturen der Welt è soprannominata “l’ostrica incinta”, perfino nelle guide turistiche. Per via della sua forma slanciata, la torre della televisione che svetta su Alexanderplatz si è guadagnata appellativi che possiamo facilmente immaginare. Tuttavia, il suo soprannome più noto è Telespargel, il teleasparago. Ma c’è ancora chi la ricorda come “La vendetta del Papa”.
Il 3 ottobre 1969, giorno della sua inaugurazione, il primo segnale lanciato dalla Fernsehturm sapeva di sfida. Con soli due anni di ritardo rispetto ai vicini occidentali, anche la DDR entrava nell’epoca della televisione a colori. E lo faceva con una delle torri televisive più alte al mondo, seconda soltanto all’Ostankino di Mosca. Una costruzione visibile da ogni angolo di Berlino, alta, elegante, dal design che ricordava l’epoca dei viaggi spaziali. Aveva soltanto un difetto.
Nelle giornate di sole, la superficie della sfera d’acciaio in cima alla torre irradiava un riflesso a forma di croce a chilometri di distanza. Un’imprevisto che non fu gradito a Walter Ulbricht, segretario generale del partito socialista tedesco, noto per il suo ateismo. Aveva scelto lui stesso di collocare la torre nel cuore della città perché fosse un simbolo del progresso tecnologico della Germania dell’Est.
Attenendosi alla tradizione di dare nomignoli irriverenti ai luoghi significativi di Berlino, per i giornali dell’Ovest la Fernsehturm divenne “La cattedrale di Ulbricht”, “San Walter”, “San Ulbricht” e, soprattutto, “La vendetta del Papa“.
L’imbarazzo era tale che le autorità di Berlino Est cercarono varie soluzioni per risolvere la questione: dal rivestire la torre di un materiale non riflettente, allo smussarne la superficie, al colorarla in qualche modo. Sulle iniziative prese dal partito cominciarono a circolare diverse leggende. Secondo una di queste, Ulbricht convocò gli architetti che avevano progettato la torre, ritenendoli responsabili di aver scelto intenzionalmente il particolare rivestimento. C’è chi racconta che qualcuno suggerì di lasciare le cose così come stavano, e di diffondere un comunicato in cui si affermava che la figura riflessa non era una croce ma un “plus”, un simbolo per celebrare il socialismo. E c’è chi sostiene che fu proposto addirittura di abbattere la torre.
Il 3 ottobre 2019, la Fernsehturm ha compiuto cinquant’anni, circa un mese prima che venisse celebrato il trentesimo anniversario della caduta del muro. Ancora oggi, rimane un simbolo indiscusso di Berlino e, quando splende il sole, il suo riflesso ricorda a tutti l’epoca in cui Ulbricht subì “La vendetta del Papa”.
Per approfondire:
Ulrich Dibelius, Die Namen des Berliner Fernsehturms, 2007.