Un giorno di fine estate del 1815, una coppia di giovani inglesi in viaggio in Germania, risale in barca il corso del fiume Reno fino a raggiungere un villaggio dominato dai ruderi di un antico castello. Di per sé, la costruzione non è interessante ma ha un nome romantico: è il castello dei Frankenstein. Per molti anni era stato abitato dalla famiglia di cui porta il nome. Poi fu utilizzato come ospedale. Proprio lì, nel 1673 era nato Johann Konrad Dippel, una figura così enigmatica che, duecento anni dopo, il suo nome ancora risuona per le strade e nelle osterie del paese.
Dippel da Frankenstein
Fin da bambino Dippel era destinato a seguire le orme del padre, uno stimato pastore protestante. Aveva studiato teologia ed era diventato professore all’Università di Strasburgo. Ma più che dalla religione, la sua vita era dominata dal desiderio di acquistare il castello dov’era nato. Era una tale ossessione che aveva iniziato a firmarsi “Dippel da Frankenstein”, pur non avendo nessuna parentela coi nobili proprietari della fortezza. Consapevole che con la carriera universitaria non avrebbe mai guadagnato abbastanza da permettersi di coronare il suo sogno, Dippel si dedicò ad altre discipline: la chiromanzia, l’occultismo, l’alchimia. Su di lui iniziarono a circolare strane voci. Qualcuno affermava di averlo visto aggirarsi di notte nei cimiteri a rubare cadaveri su cui condurre macabri esperimenti, convinto di poterli riportare in vita. Nonostante l’ammirazione che avevano per lui discepoli e colleghi, le sue pratiche non erano ben viste dalle autorità di Strasburgo. Dippel fu espulso dalla città, seppure con l’accusa ufficiale di aver preso parte a una lite finita nel sangue.
Tornato in una località nei pressi del castello dei Frankenstein, Dippel si cimentò nel trasformare il piombo in oro, ma non ebbe successo. Così indirizzò i suoi studi altrove.
Tra il XVI e il XVII secolo, molti alchimisti si dedicavano alla ricerca delle proprietà curative di varie sostanze, con l’obiettivo di produrre l’elisir di lunga vita, una pozione in grado di donare l’immortalità, far ringiovanire o guarire da ogni malattia chiunque la bevesse. Mescolando carne, sangue e ossa di vari animali, Dippel distillò un intruglio scuro, viscoso e dall’odore sgradevole, che battezzò Olio di Dippel.
L’alchimista ottenne un discreto successo economico pubblicizzando il prodotto come la panacea contro tutti i mali, ma nemmeno così riuscì a guadagnare abbastanza da permettersi il suo agognato castello. Scrisse perfino ai nobili Frankenstein proponendo loro di cedergli la proprietà in cambio di un non ben precisato Archanum Chymicum, forse proprio un elisir di lunga vita, ma non sappiamo se ebbe mai una risposta. 3
Nemmeno il matrimonio con una ricca vedova gli fu d’aiuto. Nonostante per una buona parte della sua vita avesse venduto ad altri il suo unguento, sostenendo che assumendolo quotidianamente si sarebbe diventati quanto meno centenari, Dippel morì a 61 anni.
Un anno senza estate
Un anno dopo aver ascoltato questa storia, Percy e Mary, i due giovani inglesi che avevano visitato il castello così amato da Dippel, sono di nuovo in viaggio in Europa. In Svizzera, questa volta, ospiti del poeta Lord Byron e del suo medico, John Polidori. È un’estate particolarmente fredda e piovosa, e i quattro trascorrono la maggior parte del tempo in casa, a leggere racconti di fantasmi e discutere di scienza e occultismo. Poi, Byron propone una sfida: scrivere un racconto dell’orrore. Mary non ha idee ma, qualche giorno più tardi, racconta a Percy di un terribile incubo dal quale si è appena svegliata. È a partire da questa visione che Mary, Mary Shelley, scriverà uno dei romanzi più famosi di sempre, Frankenstein.
La storia racconta di un giovane con la passione per l’alchimia che, profanando cadaveri nei cimiteri, riesce a dar vita a un mostro spaventoso. Anche John Polidori partecipa alla sfida e scrive Il vampiro, una delle prime opere narrative sul tema, che per anni fu attribuita a Byron. Polidori cercherà a lungo di chiarire questo equivoco ma, sopraffatto dalla depressione e dei debiti, metterà fine alla sua vita con un potente veleno: l’acido prussico.
Blu come la morte
Divenuto famoso per i macabri esperimenti che lo condussero alla creazione del suo olio, in pochi ricordano Dippel per una curiosa vicenda di cui è protagonista a Berlino. Nel 1704, l’alchimista lavora nello studio del produttore di colori Diesenbach. Nel tentativo di creare una tonalità di rosso, i due mescolano alcuni alcali e ottengono invece una particolare gradazione di Blu, che diventerà nota come Blu di Prussia.
Alla base del Blu di Prussia, c’è un composto chiamato ferrocianide. Anni più tardi, sperimentando con questa sostanza, il chimico tedesco Scheele diluisce il ferrocianide con l’acido solforico e ottiene un miscuglio che, anche se preso in piccole dosi, può produrre una paralisi del cuore e del sistema nervoso che conduce alla morte immediata. È l’acido prussico: un metodo molto efficace per chi si vuol suicidare.
Per approfondire:
Aynsley, E. E., e W. A. Campbell. «JOHANN KONRAD DIPPEL, 1673–1734». Medical History 6, n. 3 (luglio 1962): 281-286.
G.E. Stahl. Experimenta, observationes, animadversiones ccc numero chymicae et physicae, 1731.
Katie Carr. «Saints and Sinners: Johann Konrad Dippel». The Bulletin of the Royal College of Surgeons of England 95, n. 1 (1 gennaio 2013): 21–22.
M. Mulvey-Roberts. Gothic Immortals: The Fiction of the Brotherhood of the Rosy Cross. Routledge Revivals. Taylor & Francis Limited, 2016.
Miranda Seymour. Mary Shelley. Grove Press, 2000.
Radu Florescu. In Search of Frankenstein: Exploring the Myths Behind Mary Shelley’s Monster. Robson, 1999.