The Great Moon Hoax: esseri umani alati, autori anonimi, scienziati gabbati

la grande frottola della luna
Immagine: public domain

Non saremmo forse sorpresi se osservando un altro pianeta attraverso la lente di un telescopio ci trovassimo davanti un campo di papaveri rossi? Indubbiamente. E se poi individuassimo altre tracce di vita? Foreste, pianure, mari, mandrie di bisonti e altri animali? Sarebbe una delle più grandi scoperte mai fatte dall’uomo. E se raccontassimo anche di aver visto enormi piramidi di quarzo color lilla, unicorni blu e creature simili ad esseri umani alati? Beh, a qualcuno potrebbe venire il dubbio che si tratti soltanto uno scherzo. Eppure, quando nel mese di agosto del 1835 il The Sun, uno dei quotidiani più letti di New York, pubblicò una serie di articoli che riportavano osservazioni del genere, in molti le presero per vere.

Scoperte Celesti

Un primo trafiletto era apparso a metà del mese. Poche parole, precedute dal titolo Celestial Discoveries (Scoperte Celesti), informavano i lettori che da oltre un anno l’astronomo John Herschel si trovava al Capo di Buona Speranza per effettuare ricerche mediante un particolare telescopio di sua invenzione. Il pezzo terminava con la promessa di fornire maggiori dettagli nei numeri successivi.

Il 25 agosto, in una New York attanagliata dall’afa, il primo articolo della serie, intitolata Great Astronomical Discoveries, Lately Made By Sir John Herschel, L.L.D., F.R.S., &c. at the Cape of Good Hope, riportava osservazioni della superficie lunare, tratte da un resoconto redatto in prima persona da John Herschel e apparso su un numero dell’Edinburgh Journal of Science, una nota rivista scientifica scozzese, di cui il Sun era venuto in possesso grazie a un anonimo viaggiatore. Sul nostro satellite venivano descritte montagne, pianure, campi di papaveri e ampie distese ammantate da una vegetazione lussureggiante.

Nei giorni successivi, in un crescendo di dettagli sempre più sbalorditivi, veniva riferita la presenza di strani animali, edifici fantasiosi, e perfino di ciò che lo stesso John Herschel aveva battezzato Vespertillo Homo, una specie molto simile all’essere umano ma con ali da pipistrello.

L’ultimo capitolo del reportage lasciava il lettore con una nota di amarezza. Purtroppo nessuno avrebbe potuto contemplare di nuovo questo mondo straordinario per diversi anni a venire. Dopo essere state puntate erroneamente sul sole, le lenti del telescopio avevano causato un incendio e l’intero osservatorio era andato distrutto.

Immagine: public domain

The Great Moon Hoax

Mettendo insieme i vari elementi del puzzle, chiunque avrebbe pensato a uno scherzo, invece il giornale fu sommerso dalle lettere di lettori entusiasti. Gli altri quotidiani di New York ribatterono la notizia per settimane e nei circoli scientifici cittadini non si parlava d’altro. Un parroco, durante l’orazione, annunciò ai fedeli di voler inviare una copia della Bibbia ai nostri vicini Lunari e la notizia delle incredibili scoperte fu accolta con entusiasmo anche in Europa. D’altronde, chi aveva registrato le osservazioni non era un astronomo qualunque.

Nella sua carriera John Herschel aveva catalogato 1707 nebulose, 2102 stelle doppie, disegnato una mappa della Grande Nube di Magellano e della nebulosa di Orione; aveva dato il nome a sette lune di Saturno e a quattro di Urano, pianeta scoperto dal padre, William Herschel, fondatore della Royal Astronomical Society di Londra. Nel 1835 John Herschel si trovava effettivamente al Capo di Buona Speranza ma la Luna era uno degli oggetti celesti a cui stava prestando minore attenzione.[Sun and moon Page 156]

Ci vollero quasi due mesi perché qualcuno riuscisse a verificare che sull’Edinburgh Journal of Science c’era nessun resoconto scientifico firmato da Herschel. La storia pubblicata dal Sun venne ribattezzata The Great Moon Hoax, la Grande Bufala della Luna e l’opinione pubblica si divise tra chi era divertito dalla cosa e chi era irritato per lo scarso rispetto dimostrato dal quotidiano per l’etica giornalistica. Intanto le vendite del Sun erano salite alle stelle e gli articoli erano stati ripubblicati anche in forma di pamphlet e libro illustrato. Mancava soltanto scoprire chi ne fosse l’autore.

Subito i sospetti si concentrarono su tre persone: Jean-Nicolas Nicollet, un astronomo francese in viaggio in America, il giornalista Lewis Gaylord Clar e Richard Adams Locke, una delle firme più famose del Sun.

Immagine tratta da un’edizione degli articoli del 1859 – public domain

Man on the moon: Richard Adams Locke

Richard Adams Locke era approdato al Sun come reporter di uno dei processi più famosi dell’epoca, quello a Robert Matthew, conosciuto come Matthias il Profeta, un falegname di New York, fondatore di una setta religiosa, accusato di omicidio. Gli articoli scritti da Locke fecero esplodere le vendite del giornale e contribuirono a rafforzarne la credibilità.

Il The Sun di New York era stato il primo quotidiano degli Stati Uniti ad essere venduto a un penny (gli altri costavano circa sei penny) inaugurando di fatto la stagione della cosiddetta Penny Press. Se da una parte questo rendeva le notizie accessibili a tutti, dall’altra era necessario vendere molte più copie rispetto alla concorrenza. E per farlo, bisognava creare nei lettori una dipendenza da storie. Scoop, rivelazioni intriganti e sensazionalismi erano all’ordine del giorno, così com’erano frequenti le accuse nei confronti del giornale di pubblicare fake news o di non verificare le proprie fonti. Ma Richard Adams Locke aveva dimostrato che era possibile riportare accuratamente un fatto e allo stesso tempo catturare l’interesse del pubblico.

Locke aveva trattato il caso Matthew come un racconto poliziesco a puntate, incollando il lettore alla pagina e invogliandolo a leggere il capitolo successivo. Il tutto facendo ricorso a fonti e dettagli estremamente accurati. All’epoca, infatti, per arrotondare lo stipendio, il giornalista stenografava le udienze e ne vendeva le trascrizioni ai giornali. Per evitare conflitti di interessi, aveva scelto di non firmare i pezzi ma il suo stile narrativo era inconfondibile , e i colleghi non avevano faticato a riconoscerlo.

Richard Adams Locke – public domain

le tante passioni di Locke c’erano le scienze naturali, in particolare l’astronomia. Sul Sun il giornalista pubblicava spesso articoli per informare i lettori sui nuovi sviluppi di questa disciplina e si prodigava in feroci satire su personalità scientifiche e religiose che facevano affermazioni grandiose e indimostrabili sul sistema solare, presentandole come fatti.

Uno dei dibattiti più accesi riguardava la presenza di vita al di fuori del nostro pianeta, possibilità sulla quale circolavano ipotesi decisamente stravaganti. L’astronomo tedesco Wilhelm Olbers riteneva probabile che la Luna stessa fosse abitata da esseri intelligenti. Franz von Paula Gruithuisen, mentre da una parte aveva compreso che i crateri lunari erano il frutto dell’impatto di meteoriti, dall’altra sosteneva che sulla superficie del nostro satellite ci fossero tracce evidenti di una popolazione con la quale gli umani avrebbero potuto comunicare disegnando delle gigantesche forme geometriche nelle pianure siberiane. Lo scienziato e religioso inglese Thomas Dick aveva proposto di creare un gruppo internazionale di astronomi per osservare 24 ore su 24 la superficie della Luna e registrarne i cambiamenti, come la costruzione di una nuova città o il disboscamento di una foresta, che avrebbero potuto essere la prova inconfutabile della presenza di nostri simili.

Per Locke era inconcepibile che alcune pubblicazioni scientifiche si prestassero a divulgare simili assurdità. Allo stesso tempo, nelle discussioni tra colleghi, gli piaceva immaginare: e se paradossalmente fosse vero? Come avrebbe dato la notizia un giornale? Ecco perché quando fu svelata la bufala della Luna, Locke era il sospettato numero uno.

Interpellato più volte sulla questione, il giornalista si limitò a commentare: «È abbastanza evidente che si tratta di una satira che non è stata capita…»., lasciando a intendere che gli articoli non erano stati scritti con l’idea di pubblicare una bufala. Tuttavia Locke non ammise mai esplicitamente di esserne lui l’autore. D’altronde aveva almeno due buone ragioni.

Immagine: public domain

La bufala fa imbufalire

Rientrato dal capo di Buona Speranza John Herschel s’infuriò quando seppe della bufala pubblicata sfruttando il suo nome e si disse deluso dall’avere colleghi così sciocchi da credere in qualunque stranezza gli si propinasse. Tuttavia, in una lettera a un familiare, la moglie di Herschel ammise che il racconto era ben confezionato e ricco di dettagli, e in fondo il marito si era divertito a leggerlo.

Edgar Allan Poe, invece, fu meno comprensivo. Soltanto due mesi prima degli articoli del Sun, lo scrittore aveva pubblicato L’incomparabile avventura di un certo Hans Pfaall, un racconto il cui protagonista riferisce di aver raggiunto la Luna a bordo di un pallone aerostatico. La storia era ricca di dettagli scientifici, molti dei quali ricavati proprio dai trattati di astronomia di John Herschel.

Nelle intenzioni di Poe, Hans Pfaal avrebbe dovuto avere un seguito in cui lo scrittore avrebbe descritto la Luna e i suoi abitanti. Ormai la storia era bruciata ma Poe non era soltanto deluso, era infuriato. Non poteva trattarsi soltanto di una coincidenza, era un plagio. E, dallo stile della storia, l’autore non poteva che essere Locke!!

Nove anni dopo, quando nel 1844 Edgar Allan Poe si stabilì a New York, scrisse La Frottola del Pallone, un’altra famosa bufala scientifica, pubblicata ancora una volta sul The Sun, in quegli anni diretto proprio da Richard Adams Locke. I due erano ormai buoni amici e avevano chiarito l’equivoco di molti anni prima. Tuttavia, Locke negava ancora pubblicamente di aver scritto lui la Bufala della Luna.

Soltanto nel 1859, ventiquattro anni la loro prima apparizione sul Sun, l’editore William Gowans raccolse di nuovo gli articoli nell’ennesimo volume illustrato. Questa volta, sulla copertina, appariva il nome dell’autore: Richard Adams Locke.


Per approfondire:

  • Benson John Lossing. History of New York City : Embracing an Outline Sketch of Events from 1609 to 1830, and a Full Account of Its Development from 1830 to 1884. New York : Perine Engraving and Pub. Co., 1884.

  • Matthew Goodman. The Sun and the Moon: The Remarkable True Account of Hoaxers, Showmen, Dueling Journalists, and Lunar Man-Bats in Nineteenth-Century New York. Basic Books, 2008.

  • Steven W. Ruskin. «A Newly-Discovered Letter of J.F.W. Herschel Concerning the “Great Moon Hoax”». Journal for the History of Astronomy, vol. 33, n. 1, febbraio 2002, pagg. 71–74.

  • William Herschel. Delle Scoperte Fatte Nella Luna Del Dottor Giovanni Herschel, 1836.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *