Durante la spedizione alla ricerca del sacro Graal, re Artù e i suoi cavalieri si trovarono ad affrontare un orribile mostro. Beh… non così orribile, in effetti. Bianco, paffuto, minuscolo. Un coniglietto dall’aspetto così innocuo che i paladini pensarono si trattasse di uno scherzo. Eppure aveva una ferocia mai vista prima, al punto da uccidere diversi uomini e costringere il condottiero britannico alla ritirata.
Chi ha visto Monty Python e il Sacro Graal, sicuramente riconoscerà una delle sequenze più celebri del film.
Non tutti però sanno che la scena si riferisce a qualcosa di ben preciso. I temibili conigli assassini del medioevo.
Animali nelle drôlerie
Ai margini di numerosi manoscritti miniati di epoca medievale, appaiono spesso le cosiddette drôlerie, illustrazioni in cui sono raffigurate scene bizzarre o satiriche, figure mostruose o fantastiche. Ma ad avere un ruolo centrale in queste immagini sono soprattutto gli animali, come i conigli e le lepri.
Questi roditori dall’aria così mansueta, considerati dalla cultura dell’epoca un simbolo di purezza, nelle drôlerie diventano belve pericolose o spietati assassini: arrostiscono gli esseri umani, li bastonano, li catturano come prede, li decapitano. Le scene di cui sono protagonisti appartengono al filone del cosiddetto Mondo alla Rovescia, in cui la realtà segue una logica inversa da quella della vita quotidiana. Gli animali si comportano come uomini e gli uomini come animali. Il bue uccide il macellaio, il cavallo monta il cavaliere, e i conigli, notoriamente codardi, diventano temibili cacciatori o guerrieri sanguinari.
Il tema del Mondo alla Rovescia si ricollega a feste e riti in cui, per uno o più giorni, era permesso l’allentamento dei vincoli sociali o il ribaltamento dei ruoli. Usanze che derivano da tradizioni pagane, come i saturnalia dei romani, in cui il padrone diventava servo e il servo padrone. In Inghilterra era celebre la figura del Signore del Malgoverno, un popolano nominato a sorte per assumere il ruolo di massima autorità del villaggio durante le Feste dei Folli, in cui si organizzavano eventi e manifestazioni che spesso culminavano in comportamenti sfrenati e disordini.
Mondo alla rovescia, mondo ordinario
Per quanto celebrazioni del genere fossero spesso osteggiate, le autorità tendevano a non applicare troppo alla lettera i divieti. Il Carnevale, le Feste degli Asini, Le Feste dei Folli, creavano una forte connessione tra i partecipanti, rafforzavano il senso di comunità, e permettevano di riaffermare un inesorabile status quo: se il governo del popolo porta al caos, allora è giusto che ad amministrare il mondo siano i saggi. Inoltre, lasciare libero sfogo alle energie più oscure e irrazionali dell’uomo, serviva a comprendere che l’ubriachezza, la dissolutezza, l’ingordigia, non potevano far parte del quotidiano. Allo stesso tempo, era altrettanto dannoso reprimere completamente questi impulsi.
Come sosteneva l’antropologo scozzese Victor Turner, ogni struttura ha bisogno di un’anti-struttura. Perché ci sia ordine bisogna sperimentare il disordine. Quindi, dal momento in cui tradizioni di questo genere spariscono, si corre il rischio che l’essere umano creda nell’esistenza di una struttura perfetta, senza difetti, che non può essere contestata. In pratica è l’idea su cui si fondano i regimi totalitari che hanno caratterizzato e caratterizzano la nostra epoca. Se i conigli restano sempre conigli, e i cavalieri restano sempre cavalieri, non c’è più spazio per il cambiamento, l’immaginazione, la speranza, o la pace.
Per approfondire:
Charles Taylor. A Secular Age. Belknap Press of Harvard University Press, 2007.
Malcolm Jones. «Folklore Motifs in Late Medieval Art II: Sexist Satire and Popular Punishments». Folklore, vol. 101, n. 1, gennaio 1990, pagg. 69–87.
Tulika Bahadur. «The World Was Turned Upside Down: Feasts of Fools, Lords of Misrule». On Art and Aesthetics, 22 agosto 2017.
Zuzanna Stańska. «The Unbelievable Story of Medieval Killer Rabbits». Daily Art Magazine.