Il Khlong Saen Saep di Bangkok

Foto: Pierpaolo Ferlaino

Fino a tutto il XIX secolo Bangkok era conosciuta come La Venezia d’Oriente. Lungo il fiume Chao Phraya e i suoi numerosi canali si concludevano affari, si celebravano feste, si lavoravano il ferro e la seta. In molti casi le arterie acquatiche rappresentavano l’unica via di comunicazione per raggiungere aree della città sia centrali, sia periferiche.

Nell’ultimo secolo una sfrenata urbanizzazione ha trasformato il volto della capitale thailandese. Alle imbarcazioni si sono sostituiti gli autobus, i tuk tuk, i taxi, la metropolitana, le auto, lo Sky Train. Molti canali sono stati interrati ma altri continuano a far parte del tessuto urbano. Tra questi, non possiamo non imbatterci nel Khlong Saen Saep almeno una volta, anche solo per caso. Un marciapiede all’improvviso si trasforma in banchina, una strada diventa ponte, e sotto di noi sfreccia una long tail boat con un barcaiolo in bilico sulla falchetta come un abile equilibrista.

Il canale è lungo 72Km e collega il fiume Chao Phraya a Bang Pakong, nella provincia di Chachoengsao. Quando fu costruito per ordine di Re Rama III, nel 1837, aveva lo scopo di trasportare soldati e armi durante il conflitto allora in corso tra il Siam e la Cambogia. Nel suo tratto urbano, dove oggi vediamo grattacieli e centri commerciali, il Khlong scorreva accanto a vasti campi di riso. Un missionario americano, in visita a Bangkok, rimase colpito da come i contadini difendessero dalla voracità degli uccelli le sementi appena messe a dimora. Nel terreno fangoso venivano elevate piattaforme alte cinque o sei piedi, in cima alle quali uomini, donne e bambini urlavano a squarciagola fino a perdere la voce. Vedere i loro corpi scuri e minuti spiccare tra il riverbero del sole sulla palude era uno spettacolo emozionante.

Negli anni ’60, l’americano Jim Thompson, il Re della Seta, costruì lungo il canale la sua casa, oggi una delle attrazioni più visitate della città, composta da nove abitazioni tradizionali in legno di teak provenienti da varie aree della Thailandia. Oltre che per la preziosa collezione d’arte custodita al suo interno, la Jim Thompson House era nota anche per gli sfarzosi ricevimenti organizzati dal suo proprietario, durante i quali amava divertire gli ospiti mostrando loro Cocky, il suo pappagallo cacatua.

Le feste di Jim Thompson non erano gli unici eventi ad animare il canale. Il Khlong Saen Saep era famoso per la sua esuberante vita notturna, caratterizzata da un assiduo via vai di bordelli galleggianti detti amichevolmente water babies. Le trattative avvenivano sotto i ponti e, se andavano a buon fine, i clienti potevano consumare i loro minuti di sesso a pagamento su una comoda (ma non si può certo dire romantica) imbarcazione. Tuttavia, alla fine di quegli anni, una massiccia operazione di polizia che smantellò i water babies e la misteriosa scomparsa di Jim Thompson, mitigarono la vitalità del canale. 

Oggi una diversa vivacità caratterizza il Khlong Saen Saep. I diciotto chilometri che attraversano la capitale sono percorsi ogni giorno da centinaia di imbarcazioni che effettuano un servizio di linea, utilizzato da lavoratori, famiglie e turisti. Mercati, bancarelle e banchetti di cibo sono frequentati fino a tarda notte da avventori di ogni nazionalità e dai fitti sciami di zanzare per le quali questo luogo è conosciuto da sempre come “il khlong dai centomila pungiglioni”.


Per approfondire:

  • Gerald W. Fry, Gayla S. Nieminen, Harold E. Smith. Historical Dictionary of Thailand. Scarecrow Press, 2013.

  • Maryvelma O’Neil. Bangkok: A Cultural History. Oxford University Press, USA, 2008.